S. Egidio apre il ciclo delle feste che...... udite,udite, durano sino al 16 settembre!Comincio con illustrarvi questa
Le feste patronali in onore di Maria SS. del Ponte si celebrano in Settembre. Il ciclo delle manifestazioni si apre il giorno di S. Egidio che ricorre il primo del mese. S. Egidio era un abate benedettino vissuto tra il VII e l’ VIII sec. Nella contrada che tuttora porta il suo nome, sorge una chiesa dedicata al Santo, venerato in particolare dagli infelici. Nella nostra città però i festeggiamenti hanno una nota particolare e caratteristica e assomigliano a quelli di Piedigrotta e di Piazza Navona. In verità la festa vera e propria si celebra la sera del 31 agosto quando la piazza Plebiscito ed il corso Trento e Trieste si riempiono di bancarelle che espongono merci di ogni genere e soprattutto i prodotti dell’artigianato locale.
Tutta la giornata del 31 agosto trascorre normalmente, ma, all’imbrunire, come per un prodigio magico, sorgono baracche e baracchette, e sulle bancarelle improvvisate si mettono in mostra migliaia e migliaia di giocattoli di ogni genere e natura, ceste e campanelle. Il forestiero che capita a Lanciano in questo giorno, crede di trovarsi nel paese della cuccagna. Ma la festa ha anche il suo lato serio. Mentre sulla piazza illuminata a giorno i bimbi folleggiano, i fidanzati si recano di fronte ai trofei di cesti e cestelli, di campane e campanelle di creta, il tutto eseguito completamente a mano, accumulate in piazza, acquistano una grossa campana, un grazioso cestino che riempiono di frutta e dolciumi ed offrono il tutto alle loro belle. Queste contraccambiano il dono, che ha un significato simbolico. Esso infatti vuol significare la rinsaldata promessa d’amore, una manifestazione di gentile attaccamento a chi si ama. Lo strepito continua fine a notte inoltrata, e il suono delle campanelle si riascolterà, per tutti gli angoli della città, durante tutto il primo settembre. Ma la notte del 31 agosto, nella valle degli ortolani dove S. Egidio aveva il suo tempietto aperto al culto, ed ora distrutto dalla guerra, se ne sta solo e deserto, sotto le stelle, ascolta l’eco del lontano fragore e forse medita sulla caducità delle cose umane.