I Trabocchi
Una delle caratteristiche più affascinanti della mia regione
Il senso di appartenenza....mi appartiene!
Tiranti ed assi, pali e reti a bilancia ed equilibrate ragnatele di cime, collegati alla terraferma da passerelle di legno, esili ma allo stesso tempo solide. Una sorta di palafitte, tanto radicate sugli scogli e nella sabbia del mare da resistere alle onde e al forte soffio dei venti. Ecco i trabocchi, quelli che Gabriele D’Annunzio descriveva ne “Il trionfo della morte” dal suo eremo di San Vito Chetino come “....la grande macchina pescatoria composta da tronchi scortecciati, di assi e gomene, che biancheggiava singolarmente, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano”. È il frutto dell’ingegno dell’uomo per rispondere alla morfologia della zona, dove a scogliere frastagliate si alternano piccole cale ciottolose e solitarie passando per spiagge di sabbia dorata, senza attracchi e porti nelle vicinanze.
Dunque il trabocco come la migliore mediazione tra mare e terra, per diventare nei secoli il simbolo dell’Abruzzo dei pescatori, segno di una civiltà legata alla pesca di tipo familiare.
Queste strutture erano utilizzate d’inverno per la cattura dei cefali, delle spigole e dei pesci di scoglio e in estate per quella delle sardelle e del novellame, quando i pescatori non potevano recarsi in mare con le paranze a causa delle intemperie, oppure quando non disponevano delle imbarcazioni stesse.
Dunque il trabocco come la migliore mediazione tra mare e terra, per diventare nei secoli il simbolo dell’Abruzzo dei pescatori, segno di una civiltà legata alla pesca di tipo familiare.
Queste strutture erano utilizzate d’inverno per la cattura dei cefali, delle spigole e dei pesci di scoglio e in estate per quella delle sardelle e del novellame, quando i pescatori non potevano recarsi in mare con le paranze a causa delle intemperie, oppure quando non disponevano delle imbarcazioni stesse.
Così ricchi di mistero, i trabocchi colpiscono l’immaginario collettivo così come entusiasmarono artisti del calibro di Gabriele D’Annunzio e Francesco Paolo Michetti, quando, un tempo non molto lontano, erano fonte di ricchezza. Oggi restano parte integrante e fortemente caratterizzante del tratto di costa compreso tra Francavilla al Mare e San Salvo e ritraggono un’affascinante testimonianza dello strano e profondo rapporto tra l’uomo e il mare, anche grazie alle iniziative di tutela e di recupero come patrimonio culturale e ambientale, come vere e proprie opere d’arte, da parte degli enti locali.
Da qualche anno su alcuni trabocchi è possibile degustare direttamente il pescato. Famosissimo e favoloso è il "Brodetto di pesce" questa è la ricetta: Pulire e lavare, lasciando intatte le teste, i seguenti tipi di pesce:diversi merluzzi, triglie e sogliole, qualche tracina, gallinella, cefalo, polipo o piccola seppia, falso grongo e scorfano o lucerna: tutti di rigorosa taglia mediana, più una piccola razza e alcune cicale di mare ( panocchie) il tutto per un peso complessivo di 900 grammi onde servire quattro buongustai.
Dentro la larga e piatta “tijelle” - di coccio ed a bordo ribassato - si predispongono assieme, a freddo, abbondante olio nostrano raffinato, pochissima acqua, l’aglio mondato e affettato finemente, il peperone tagliato a lische sottili, il prezzemolo spezzettato a mano, i pomodorini lavati e spaccati; su fuoco a fiamma moderata, dopo aver aggiustato di sale, si lascia raggiungere il bollore e, in capo a qualche minuto, si adagiano delicatamente – una ad una - le diverse varietà di pesce per ordine di durezza partendo dunque da razza e scorfano, cicale e polipo, si procede attraverso triglia e gallinella, per concludere con sogliole e merluzzi facendo grande attenzione che non vi siano pregiudizievoli sovrapposizioni!
Il tutto per 15 minuti di cottura a fuoco galoppante con il coperchio costantemente fisso. Il pesce non va tramenato né spostato, al massimo se ne provoca il movimento orizzontale sollevando, attraverso i manici, il coccio incoperchiato che va, così, scrollato dolcemente.
Il coperchio ha compiti persino rituali nell’atto conclusivo: a tavola, sotto i sensi del conviviante, lo si solleva perentoriamente ad arte per liberare l’incomparabile effluvio della nostra deliziosa leccornia.
Buongiorno Lecoq,come sempre leggerti è davvero molto interessante,mi piace sempre di più il tuo blog.Belle e fresche le immagini...per non parlare della ricetta.......Il motto di D'annuzio...Che dire!Bisogna assolutamente vivere con tanta forza ...ogni situazione ...ogni sentimento...Buon mese di Marzo! La tua amica Lucia
RispondiEliminache post interessantissimo! E la chicca finale con il brodetto di pesce ci ha conquistati!
RispondiEliminaCara Lecoq, ha ragione Lucia: non manca niente qui. Letteratura, mare, storia e una zuppa di pesce sicuramente prelibata.
RispondiEliminaGrazie di tutto questo e buona giornata!
Lara
Mervigliose immagini, molto suggestive, accompagnate da una zuppa di pesce a regola d'arte! mi hai trasportato in un altro posto! complimenti e grazie!
RispondiElimina@ Lucia,Lerocher, Lara, Dada e per tutti quelli a cui piacerà questo post :
RispondiEliminaPuò sembrare strano che un blog, principalmente basato sull'arte della decorazione,si occupi anche di "promozione territoriale", ma io credo che gli argomenti siano, inevitabilmente, collegati. Poi se aggiungi che, la consapevolezza delle proprie radici,della propria storia e cultura crea le condizioni per un’appartenenza che sia anche possibilità di apertura e di confronto con l’altro, il gioco è fatto!
Io sono orgogliosa della mia terra e non posso fare a meno, ogni tanto, di condividerla!
Grazie a tutti voi per l'apprezzamento e sono felice di farvi conoscere un pò per volta, quello che mi riguarda.
Che belli che sono questo trabocchi .Non li conoscevo e mi fa piacere scoprirli, magari sentendo nell'aria il sapore del brodetto di pesce
RispondiEliminaGrazie !
Ciao :-) L'inverno è stato lungo questo anno. Abbiamo bisogno di una piccola sorgente a Oslo presto. Ma non è troppo pieno fino ad aprile. Ora ho usato il traduttore di google .. se non ci sono parole strane in arrivo, lo sai perché. Una bella giornata a te amico mio. Ciao
RispondiEliminamolto affascinante
RispondiEliminaBello...mi hai riportata sull'Adriatico..il mare della mia infanzia.... e il brodetto...devo dire a mio papà di farmelo la prossima volta che vado su a trovarli!!!Baci
RispondiEliminaChe belle foto!
RispondiEliminaE che invitante questo brodetto, bellissimo post, brava!
Buondì cara leqoq. Mi sono un pò persa negli ultimi giorni...ma che bello aprire il tuo blog e trovare il mare, il mare di D'annunzio...che voglia di rileggere "Il trionfo della morte".D'Annunzio con la sua saggezza di "vivere ardendo,ma non bruciarsi mai".,aveva capito proprio tutto della vita, ma mi chiedo se era riuscito a mettere in pratica questa sua massima.Un abbraccio E71
RispondiEliminaChe belle foto!
RispondiEliminaQui si respira sempre una... bell'aria!
Ciao!
Io li chiamo trabucchi, ma indipendentemente dal nome li trovo sempre affascinanti! Se poi escono fuori anche quelle splendide zuppe di pesce...
RispondiEliminaFabio
Leggere questo post lascia un sapore di tempi passati che ritornano con questo delizioso brodetto di pesce.. davvero belle foto e bella atmosfera!
RispondiEliminaUn abbraccio
Non immagini quanti ricordi mi hai fatto tornare in mente con questo post... bellissimo! Un abbraccio e buona settimana
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